La
filiera del latte inizia in allevamento dove vengono utilizzate
mucche selezionate, nutrite e controllate correttamente per la
produzione di tale alimento. In un’apposita sala, separata dalle
stalle, per garantire una maggiore igiene, vengono svolte le
operazioni di mungitura del latte, che avvengono
grazie all'ausilio di macchinari meccanici che
simulano la “poppata” (mungitrici automatiche). Il latte appena
munto viene filtrato, refrigerato e convogliato in una cisterna di
raccolta in attesa del trasporto allo stabilimento di
lavorazione.Subito dopo
essere stato munto nelle fattorie, il latte viene raccolto e
trasportato in apposite autocisterne .Quando il latte
arriva nello stabilimento di lavorazione viene prelevato un
campione che viene analizzato immediatamente nel laboratorio
interno. Il Reg.
853/2004 stabilisce che venga garantita una qualità
igienico-sanitaria minima che è differente a seconda del destino a
cui il latte andrà incontro e quindi se sarà oggetto di un
trattamento termico o meno. Vengono dunque determinati la carica
batterica totale e il numero di cellule somatiche, che indicano
rispettivamente l’igiene dell’allevamento e della mungitura e lo
stato di salute degli animali. Una volta
superate le analisi di accettazione, il latte viene
inviato all'interno dei serbatoi di stoccaggio,dopo essere
stato di nuovo filtrato e raffreddato. In questa fase avviene
la selezione di quello destinato alla produzione di latte fresco
pastorizzato di Alta Qualità e di Biologico.Sia il latte
fresco che il latte UHT subiscono il trattamento di
omogeneizzazione, che si ottiene sottoponendo il latte a forti e
repentine cadute di
pressione. Questo processo riduce e uniforma la grandezza dei
globuli di grasso presenti nel latte e, di conseguenza ne impedisce
l’affioramento spontaneo e ne migliora la digeribilità e el
caratteristiche sensoriali.Il trattamento termico può essere
d’intensità e durata variabile, parametri in base ai quali vengono
individuate varietipologie commerciali di
latte alimentare:
Latte fresco
pastorizzato.
La pastorizzazione
consiste nel portare il latte ad elevata temperatura per un breve
periodo di tempo (71.2°C per 15 secondi) e determina la distruzione
di tutti i microrganismi patogeni eventualmente presenti nel latte
crudo. Al trattamento termico deve seguire un rapido raffreddamento
che porti il latte nel più breve tempo possibile a temperatura non
superiore a 6°C. La durata è di 6 giorni e deve essere trasportato
e mantenuto in ambienti refrigerati tra 0 e 4°C. Una volta aperto
il contenitore, il latte va consumato entro un paio di giorni
(regola valida per tutti i tipi di latte
alimentare).
Latte pastorizzato
microfiltratoviene sottoposto, prima della
pastorizzazione, ad un processo di pulizia filtrandolo tramite
membrane dai fori piccolissimi per trattenere la maggior parte dei
batteri e delle impurità residue. Lo speciale trattamento
tecnologico applicato è finalizzato a consentire una durabilità
maggiore: fino a 10 giorni.
Latte ad alta
pastorizzazionesubisce un trattamento termico
più intenso del latte fresco, ma inferiore al latte UHT, al fine di
prolungare la durabilità. Va mantenuto in frigorifero, dove si
conserva per almeno 15 giorni.
Latte a lunga
conservazioneviene trattato con applicazioni
di calore più energiche della pastorizzazione, in questo modo si
riesce a distruggere non solo i microrganismi patogeni ma anche ad
inattivare le spore e tutti i microrganismi responsabili delle
alterazioni del latte. Il latte a lunga conservazione, non richiede
l’osservanza della catena del freddo. A questa categoria
appartengono:
latteUHT(Ultra high temperature): il
latte crudo viene sottoposto ad un trattamento termico intenso ma
molto rapido (almeno 135 °C per non meno di un secondo) seguito dal
confezionamento asettico, in modo tale che le variazioni chimiche,
fisiche e sensoriali siano ridotte al minimo. Il latte può essere
conservato nel suo contenitore fino a tre mesi a temperatura
ambiente;
lattesterile sottoposto ad un trattamento
termico di circa 120°C per 15-20 minuti in contenitori
ermeticamente chiusi e successivamente raffreddato con l’immissione
di acqua fredda nella stessa autoclave. Tale latte si conserva per
circa 6 mesi a temperatura ambiente, ma il procedimento cui è
sottoposto causa alcune modificazioni sensoriali e a carico del
contenuto vitaminico. Una volta aperta la confezione, tutti i tipi
di latte, anche quelli a lunga conservazione, debbono essere
conservati in frigorifero ed essere consumati entro un paio di
giorni.
Dopo il trattamento termico, il
latte è pronto per il confezionamento. Viene inserito nelle
confezioni di cartone che vengono subito inviate nelle celle
frigorifere per mantenere la “catena del freddo” che è iniziata
nella stalla e terminerà nel frigo di casa.
Considerazioni
sulla filiera del latte:
Un
prima considerazione che salta subito all'occhio è la necessità da
parte dell'industria del latte di dover pastorizzare il latte per
questioni igieniche. Il latte è biologicamente sterile, ma
durante il processo che va dalla mungitura
al confezionamento può entrare a contatti con organismi
ambientali che possano contaminarlo e renderlo pericolo per la
salute di chi lo assume; il latte infatti è un prodotto altamente
deperibile e ciò dipendente dalla ricchezza in principi
nutritivi, (proteine, carboidrati, grassi, vitamine e sali
minerali) che li rende un ottimo terreno di crescita per i
microrganismi e dall'elevato contenuto di acqua (più
un alimento è ricco in acqua e più è deperibile e viceversa).
Quindi quella termica è una manipolazione igienicamente necessaria
per latte e derivati.
È
possibile che il trattamento termico possa alterare le proprietà
nutritive e nutraceutiche del latte?
Se
analizziamo a fondo il latte crudo prima della pastorizzazione ci
accorgiamo che esso contiene tantissimi tipi di cellule, enzimi e
batteri "buoni" che lo rendono un alimento "vivo". Un processo
termico non può non compromettere la composizione del latte crudo e
quindi trasformarlo in un alimento "morto". Nessun neonato in
natura assume latte trattato termicamente e considerati le
problematiche che molte persone manifestano dopo assunzione di
questo alimento è necessaria una certosina
considerazione.
Il latte in natura si evoluto
come alimento completo in grado di fornire nutrimenti al neonato in
grado di darli la spinta iniziale verso la crescita e uno sviluppo
fisiologicamente sano; ovviamente la natura ha fornito al latte non
solo i nutrimenti giusti ma anche tutto l'arsenale immunitario tale
da garantire al piccolo una difesa iniziale prima che il proprio
sistema immunitario cominci a funzionare adeguatamente. È pacifico
quindi pensare che il trattamento termico possa compromettere
questa barriera difensiva (lattoferrina, lisozima) ed
immunoglobuline che proteggono l'organismo da virus, agenti
patogeni e svolgono funzione battericida, impedendo tra l'altro la
probabilità di sviluppare allergie di vario genere. Diversi studi
hanno messo in correlazione l'assunzione di latte con l'insorgenza
negli anni di meno allergie, problemi di asma, eczemi e
dermatiti, rispetto a chi assume latte
trattato termicamente. Il latte pastorizzato anche se
identico dal punto di vista organolettico al latte
crudo appena munto ha una minore capacità di far assorbire i
suoi nutrienti: la lattoferrina è una glicoproteina, ad esempio,
con funzioni immunologiche e battericida ma facilità l'assorbimento
del ferro, ovviamente il trattamento termico ne limita fortemente
la sua funzione; anche i lattobacilli determinano un
miglior assorbimetro di diversi minerali presenti nel
latte. La pastorizzazione inattiva la fosfatasi presente nel
latte e questo potrebbe compromettere un migliore assorbimento del
calcio. Un altro problema legato alla pastorizzazione è
l'inattivazione di molti enzimi del latte che ne facilitano
la digestione. L'enzima lattasi agisce sul lattosio, la
galattasi sul galattosio, la lipasi sui i grassi, la proteasi sulle
le proteine, e la fosfatasi per l'assimilazione del calcio e del
fosforo. I cibi privi di enzimi, ossia principalmente quelli cotti,
richiedono quindi un maggior impegno da parte del nostro sistema
digerente per l'assimilazione dei nutrienti. In alcuni casi è stato
dimostrato che alcune persone non mostrano nessuna forma di
intolleranza al latte crudo al contrario di quello pastorizzato. Il
contenuto vitaminico del latte si indebolisce dopo la
pastorizzazione. Più in specifico, il latte crudo contiene Vitamina
C, la quale viene ridotta dopo il processo di pastorizzazione. I
lattobacilli, oltre alle funzioni menzionate, aiutano a
sintetizzare la Vitamina B. L'acido Folico è una vitamina
idrosolubile del gruppo B che svolge molte funzioni importanti nel
nostro organismo e viene resa inattiva dopo la pastorizzazione. La
vitamina B12 sembra perdere attività dopo la pastorizzazione e resa
inattiva dopo il trattamento UHT. La vitamina A, viene assorbita
nell'intestino grazie alle beta lattoglobuline che sono delle
proteine sensibili al calore. Nel grasso del latte è presente
lo stigmasterolo, conosciuto anche come Wulzen Factor, che aiuta
contro l'irrigidimento dei muscoli, l'indurimento delle arterie e
protegge le articolazioni dalla calcificazione prevenendo l'artrite
- anche questo viene inattivato dopo la
pastorizzazione. L'associazione tra le proteine
del siero di latte e un minor rischio di asma si può collegare alla
capacità di tali proteine presenti nel latte crudo, quindi non
denaturate, di aumentare le
capacità del nostro organismo di produrre glutatione, che è il
miglior antiossidante e disintossicante di cellule e un grande
regolatore delle funzioni delle proteine. Il glutatione si trova
abbondantemente nei polmoni, nei quali sopprime processi
infiammatori e agisce come broncodilatatore, infatti negli asmatici
tale elemento è drasticamente compromesso. Le proteine
del siero di latte, quando non denaturate, contengono
strutture di aminoacidi chiamate glutamil cisteina dalle quali le
nostre cellule sintetizzano il glutatione. Degli studi mostrano
come il latte pastorizzato contenga il 30% in meno di proteine del
siero di latte. Inoltre in altri studi si è notato come le proteine
denaturate del latte pastorizzato contengano meno glutamil
cisteina, per via della perdita della beta-lattoglobulina e della
albumina bovina sierica dopo la pastorizzazione.
Per affrontare in maniera più
completa le proprietà del latte è anche necessario considerarne la
qualità. L'alimentazione e la vita delle mucche determina
moltissimo la qualità del latte. L'esposizione al sole e il consumo
di erba fresca piuttosto che mangimi a base di cereali in spazi
rinchiusi garantiscono notevoli superiorità nutrizionali, come ad
esempio il contenuto totale del benefico acido linoleico coniugato
(CLA). Inoltre, un aspetto che molti non considerano è quello della
razza - le mucche di oggi sono generalmente della razza Frisona,
selezionata generazione dopo generazione per produrre più latte
possibile, di una qualità che però non si può paragonare a quello
di una mucca Jersey ad esempio, o semplicemente a quello di razze
più antiche in grado quindi di produrre un latte più ricco di
nutrienti. Insomma, il latte crudo sembra costituire un salto di
qualità rispetto a quello pastorizzato, ma ci sono altri salti da
compiere: la considerazione di tutti questi aspetti permetterebbe
all'uomo di oggi di riprendere contatto con il vero latte di una
volta e di godersi ogni suo beneficio.